Durante la settimana appena trascorso ci siamo chieste se e come l’essere donna influenza la vita delle persone, dando vita a modi di fare esperienza differenti rispetto al genere maschile.

D’altronde, in un team fatto da tre psicologhe, era ovvio che prima o poi sarebbe emersa questa domanda!

Negli ultimi 50 anni, infatti, la società italiana è progredita di molto sul tema della parità di diritti di genere e sulla tutela delle donne, a partire dall’introduzione del diritto di voto femminile nel 1946, del diritto al divorzio negli anni ’70, fino ad arrivare a tematiche più recenti come lo stalking, la violenza domestica e il revenge porn.

Tuttavia, in Italia esistono ancora grosse discrepanze di diritti e possibilità tra uomini e donne.

Per esempio, sono le donne a spendere la maggior parte del loro tempo in attività domestiche, dedicandovi circa un’ora al giorno più degli uomini (Istat, 2019). Le motivazioni di queste differenze sono molteplici, ma è fondamentale osservare come gli stereotipi di genere siano estremamente diffusi in entrambi i sessi, dando vita a una visione molto tradizionalista dei ruoli all’interno della famiglia.

Ma ci sono davvero delle differenze strutturali e biologiche, che determinano come maschi e femmine si comportano e vivono la loro quotidianità?

Seguendo questo fil rouge, ci siamo addentrate durante tutta la settimana in questa tematica, scoprendo molte cose interessanti relative a differenti fasi di vita delle donne.

Adolescenza, stereotipi di genere e selfie

selfie, cioè le fotografie scattate a se stessi, solitamente con il proprio smartphone, sono un modo di auto-rappresentarsi tipico della post-modernità. L’abitudine di condividere i propri selfie sui Social Network come Facebook e Instagram è particolarmente diffusa tra gli adolescenti, e i ricercatori dell’Institute for Media and Communication Science, in Germania, si sono chiesti quanto questo particolare tipo di autoritratto sia rappresentativo degli stereotipi di genere in questa fascia d’età (Döring et al., 2018).

I Social Media, infatti, giocano per gli adolescenti un ruolo chiave nel permettere la socializzazione e la formazione dell’identità. Analizzando e confrontando tra loro 250 selfie scattati da ragazzi maschi e 250 scattati da adolescenti femmine, gli studiosi hanno osservato che i selfie scattati dalle femmine e pubblicati su Instagram sono rappresentativi degli stereotipi di genere addirittura più delle pubblicità che si vedono sulle riviste. In particolare, i selfies femminili riproducono spesso gli stereotipi di subordinazione e di seduzione.

Il team tedesco suggerisce la necessità di ulteriori studi sull’argomento, ma sottolinea come la presenza degli stereotipi di genere nella produzione dei selfie sia un argomento rilevante per l’educazione dei giovani all’uso dei media

Mental overload: “devo pensare a tutto io!”

La lunga e tortuosa strada verso la parità di genere sta conducendo ad alcuni risultati. Nelle famiglie giovani, per esempio, i lavori domestici sono sempre più condivisi tra uomo e donna. Anche quando le faccende domestiche si sbrigano insieme, però, sembra che il carico della pianificazione delle attività rimanga a carico della componente femminile della coppia.

Nelle coppie eterosessuali in cui entrambi i membri lavorano a tempo pieno, secondo un’indagine condotta da Jennifer Garcia-Alonso per il Boston Consulting Group, infatti, è la donna che deve scrivere la lista della spesa, decidere quando è necessario fare le lavatrici e stendere, dividere l’organizzazione quotidiana delle faccende, programmare i week end fuori porta e i ritrovi con amici e parenti.

La situazione si complica ulteriormente quando la famiglia cresce, e la donna si trova a dover incastrare gli impegni anche dei figli. Per esempio, se anche è il papà ad accompagnare i figli alle visite mediche, nella maggioranza dei casi è stata la mamma a valutarne la necessità, cercare lo specialista, prendere l’appuntamento, scrivere la giustificazione per uscire prima da scuola, e via dicendo.

 

Questo sovraccarico di organizzazione domestica è costante, non riconosciuto e non pagato e sembra influire negativamente sulla possibilità di fare carriera e di occupare ruoli dirigenziali, oltre che sui livelli generali di stanchezza e stress quotidiani.

 

Cervello maschile e cervello femminile

Le differenze nel modo in cui vengono trattati uomini e donne e i ruoli sociali ad essi richiesti sono spesso giustificati asserendo che esistono delle diversità a livello di strutture cerebrali, che darebbero luogo all’esistenza di un “cervello maschile” e un “cervello femminile”. Secondo questa posizione, l’esistenza di due categorie così distinte a livello cerebrale si rifletterebbe in tutta una serie di caratteristiche comportamentali, cognitive, psicologiche, relative agli atteggiamenti e alla personalità tipicamente maschili e femminili.

Nell’aprile 2016 vari ricercatori si sono confrontati sul tema in occasione della pubblicazione sulla rivista PNAS di un articolo secondo cui le dicotomie sopra descritte non esisterebbero affatto.

Daphna Joel e il suo team, infatti, hanno studiato attraverso la risonanza magnetica funzionale le immagini cerebrali di 1400 individui, mostrando come le caratteristiche della sostanza bianca, della sostanza grigia e delle connessioni cerebrali fossero sostanzialmente sovrapposte tra i due generi. Secondo questi ricercatori, difficilmente esistono cervelli che si situano ai poli del continuum femminile-maschile, ma le caratteristiche cerebrali degli individui si distribuirebbero “a mosaico”.

Pochi mesi dopo questa diatriba, nel novembre 2016, è apparsa una review sul Journal of Neuroscience Research, a cura di Anna Grabowska, che tentava di sistematizzare i vari risultati. Quest’ultima  autrice asserisce che esistono effettivamente alcune differenze strutturali tra maschi e femmine, ma non tutte darebbero luogo a caratteristiche comportamentali distinte, quanto piuttosto potrebbero essere la conseguenza delle diverse richieste sociali.

La gravidanza cambia il cervello

Se sono le esperienze a modificare il cervello, e non il cervello a determinare il nostro comportamento, bisogna trovare traccia da qualche parte di questa affermazione. Un’esperienza unica che solo la donna può provare è quella della gravidanza, e abbiamo deciso di analizzare la letteratura relativa proprio a questo periodo di vita per verificare il risultato espresso sopra.

Quando una donna decide di diventare mamma, inizia un periodo della vita unico e costellato di numerosi cambiamenti, difficoltà, paure e gioie. Anche il cervello è coinvolto!

Hoekzema e collaboratori (2017) hanno confrontato i cervelli di primipare (donne che diventavano mamme per la prima volta), uomini che diventavano papàper la prima volta e persone senza figli, al fine di osservare se ci fossero delle differenze.

Effettivamente hanno osservato che nelle primipare,  dopo la gravidanza vi erano dei cambiamenti nel volume della materia grigia nella corteccia fronto-mediale, nella corteccia cingolata anteriore e posteriore, nel precuneus, nel giro frontale inferiore, nella corteccia temporale bilaterale. Queste aree cerebrali costituiscono il substrato neurale della cognizione sociale, rendendo possibile ipotizzare che in questo periodo della vita il cervello della futura mamma si modifica al fine di renderla più abile nell’accudimento del proprio bambino, per esempio riconoscendo meglio i bisogni del neonato o le potenziali minacce sociali, o ancora promuovendo il legame mamma-bambino.

Menopausa e Malattia di Alzheimer

Le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore rispetto agli uomini, ma sono anche maggiormente a rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer, patologia che si manifesta durante la terza età, ma in realtà il suo decorso inizia ben prima nel cervello. Questo dato rende probabile che la predisposizione delle donne non sia solamente legata alla loro maggiore longevità.

Recenti studi neuroscientifici stanno iniziando a legare il periodo della transizione della menopausa ad alcuni meccanismi che potrebbero favorire il declino cognitivo. In particolare, la menopausa è caratterizzata dalla fine dell’attività riproduttiva, a cui si affiancano numerosi sintomi neurologici, tra cui la distruzione dei sistemi endocrini regolati dagli estrogeni, come la termoregolazione, il sonno, i ritmi circadiani, depressione e difficoltà in molti domini cognitivi. Sembrerebbe quindi che i cambiamento dei network di controllo degli estrogeni abbiano come risultato una minore attività metabolica nel cervello e un maggiore deposito di beta-amiloide.

Secondo questa corrente di studi, il periodo di transizione della menopausa potrebbe costituire una finestra temporale durante la quale attuare specifici interventi di prevenzione per combattere il futuro manifestarsi della Malattia di Alzheimer.

Inoltre, durante la menopausa il 34–62% delle donne riporta cambiamenti del proprio stato cognitivo, ed effettivamente ottengono una performance peggiore in compiti di memoria verbale, fluenza fonemica e funzioni esecutive. Si ipotizza che questa sintomatologia debba essere distinta dal declino cognitvo lieve (MCI), spesso prodromo di demenza, per costituire una categoria diagnostica a se stante, chiamata “declino cognitivo legato alla menopausa” (Devi, 2018).

Bibliografia 

Devi, G. (2018). Menopause-related cognitive impairment. Obstetrics & Gynecology132(6), 1325-1327.

Döring, N., Reif, A., & Poeschl, S. (2016). How gender-stereotypical are selfies? A content analysis and comparison with magazine adverts. Computers in Human Behavior55, 955-962.

Hoekzema, E., Barba-Müller, E., Pozzobon, C., Picado, M., Lucco, F., García-García, D., … & Ballesteros, A. (2017). Pregnancy leads to long-lasting changes in human brain structure. Nature Neuroscience20(2), 287.

Istat, 2029. I tempi della vita quotidiana. Lavoro, conciliazione, parità di genere e benessere soggettivo. Istituto Nazionale di Statistica, Roma

Garcia-Alonso, J., Krentz, M., Lovich, D., Quickenden, S., Brooks Taplett, F., (2019). Lightening the mental load that holds women back. Boston COnsultin Group. Boston.

Grabowska, A. (2017). Sex on the brain: Are gender‐dependent structural and functional differences associated with behavior?. Journal of neuroscience research95(1-2), 200-212.

Joel, D., Berman, Z., Tavor, I., Wexler, N., Gaber, O., Stein, Y., … & Liem, F. (2015). Sex beyond the genitalia: The human brain mosaic. Proceedings of the National Academy of Sciences112(50), 15468-15473.

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