Un gruppo può essere definito come un insieme di persone che interagiscono tra loro con una certa regolarità. Le interazioni tra i componenti del gruppo si fondano su una serie di aspettative circa il comportamento dei membri, forme di comportamento che non si richiedono a chi non appartiene al gruppo in questione. 

La struttura dei gruppi è caratterizzata dalle dimensioni (piccolo, medio, grande), dalle motivazioni (volontario, involontario), dalle relazioni (primario, cioè persone che interagiscono direttamente e sono legate da vincoli di natura emotiva, o secondario, caratterizzato da interazioni indirette e determinate da scopi pratici), dallo scopo condiviso e dalla nascita (formale, informale).

Nell’ambito della psicologia sociale, ci sono stati autori che hanno descritto le interazioni intragruppi, cioè le dinamiche interne a un determinato gruppo sociale, e autori che hanno descritto le dinamiche intergruppi, cioè tra gruppi diversi.

Rispettivamente, possono essere citati Lewin con la teoria di campo e la teoria dei canali per il mutamento sociale, e Tajfel, con la teoria dell’identità sociale. 

Kurt Lewin: i rapporti tra i membri del gruppo

Kurt Lewin negli anni ’40 ha elaborato la Teoria del Campo e la Teoria dei Canali. Tali teorie subiscono profonde influenze da due campi della psicologia: la Gestalt e la psicoanalisi. La psicologia della Gestalt influenza soprattutto il metodo di studio lewiniano, in quanto egli porta lo studio sperimentale fuori dal laboratorio, adottando una metodologia e un atteggiamento fenomenologico. La psicoanalisi, invece, assume molta importanza per il concetto di dinamicità, presente in tutte le teorizzazioni di Lewin.

Per comprendere il funzionamento del gruppo secondo la prospettiva lewiniana è necessario partire dalla seguente formula: C=f(P, A), che indica che il comportamento di un individuo è spiegabile sulla base sia delle sue caratteristiche personali, sia dell’ambiente psicologico in cui si trova.

L’ambiente, o campo, psicologico, differente da quello fisico, è definibile secondo una dimensione temporale e una dimensione della possibilità. Possono fare parte del campo elementi che non appartengono al presente, irreali o reali che siano. Il campo costituisce lo spazio di vita della persona, e ne fanno parte scopi, influenze, convinzioni, ossia tutti gli eventi che possono agire su di essa. In questa prospettiva, Lewin ha definito operativamente il gruppo sociale come una totalità dinamica basata sull’interdipendenza dei suoi membri, piuttosto che sulla loro similaritàL’interazione tiene insieme i partecipanti, che diventano una distinta unità con una propria identità sociale.

Il mutamento sociale: quanto è forte la decisione del gruppo?

Il gruppo e il suo ambiente formano un campo sociale, che assume un ruolo di mediazione tra l’individuo e il sistema sociale più ampio. All’interno di questa prospettiva, l’autore elabora la Teoria dei Canali per spiegare il mutamento sociale e come il gruppo influenza tale tipo di cambiamento.

Nel “gruppo-campo” lewiniano ogni persona è fonte di azioni che modificano le altre persone e il gruppo, e ogni cambiamento si configura come un mutamento delle costellazioni di forze all’interno di canali (economici o sociali), controllati da guardiani, che possiedono potere decisionale.

Le decisioni dei guardiani dipendono sia dalla sua ideologia, dai suoi valori e dalle sue credenze e sia da come percepisce e valuta la situazione.

Con il famoso esperimento sul cibo, condotto negli anni ’40, è possibile vedere in pratica la teoria dei canali. Le massaie sono, infatti, i guardiani che controllano i canali attraverso cui il cibo entra nelle famiglie, e un cambiamento nelle abitudini alimentari è possibile solo attraverso una modificazione degli atteggiamenti e delle credenze delle stesse. Questo esperimento, condotto attraverso la metodologia della ricerca-azione, conduce, inoltre, all’evidenza della maggior forza della decisione di gruppo rispetto alla semplice richiesta dell’attuazione di un cambiamento. La decisione di gruppo, infatti, influisce maggiormente sull’ideologia e sulla percezione della situazione da parte del guardiano, elementi che interagiscono nell’attuazione di un cambiamento. 

Tajfel e i rapporti tra gruppi diversi

Per quanto riguarda le dinamiche intergruppi, cioè tra un gruppo e l’altro è possibile invece ricordare l’esperimento dei gruppi minimi, condotto da Tajfel.

L’autore partì, nell’elaborazione della sua teoria, dagli effetti di contrasto e di assimilazione, osservabili nel processo di categorizzazione percettiva. Questi fenomeni sono riscontrabili anche nella realtà sociale.

Gli esperimenti con il paradigma dei gruppi minimi (ossia gruppi formati in laboratorio, in maniera casuale, composti da soggetti che non si conoscono tra di loro), mostrano come la mera categorizzazione di un ingroup e di un outgroup sia sufficiente a generare una discriminazione tra un gruppo e l’altro.

Uno dei più celebri studi condotti da Tajfel con questo paradigma è quello dell’esperimento di Klee e Kandinskji, in cui i partecipanti, sconosciuti tra di loro e che non si incontravano mai durante l’esperimento, erano stati inseriti in uno dei gruppi a partire da una preferenza per uno dei due pittori.

È stato osservato come i soggetti, quando veniva assegnato loro il compito di distribuire premi agli altri partecipanti, tendevano a suddividere i punti differenziando il più possibile il proprio gruppo dall’altro, nonostante altre strategie fossero più convenienti. A partire da questo esperimento e da queste considerazioni, nasce la Teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1972), che afferma che gli individui necessitano una differenziazione positiva del proprio gruppo, in quanto questa assume rilevanza per la definizione dell’immagine di sé dei membri stessi del gruppo. In pratica, raggiungere o mantenere una differenziazione positiva del proprio gruppo conduce a una valorizzazione della propria identità sociale, e quindi a un innalzamento dell’autostima. 

 

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