Articolo a cura del dottor Angelo Scordo.

Le disfunzioni sessuali sono un gruppo eterogeneo di disturbi tipicamente caratterizzati da un’anomalia, clinicamente significativa, nella capacità di una persona di avere relazioni sessuali o di provare piacere sessuale. La risposta sessuale è fondamentalmente biologica, ma è vissuta in un contesto interpersonale, intrapersonale e culturale, implicando una complessa interazione nella quale ruotano intricati meccanismi vascolari, neurologici, ormonali, sociali e psicologici. Ma quando un problema sessuale diventa una disfunzione o un disturbo clinico?

Secondo il DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, una diagnosi di disfunzione sessuale richiede di escludere problemi che sono meglio spiegati da un disturbo mentale non sessuale, dagli effetti di una sostanza (per esempio droga o farmaci), da una condizione medica (per esempio, il danneggiamento del nervo pelvico), oppure da un grave disagio relazionale, dalla violenza del partner o da altri fattori stressanti.

Le stime di prevalenza di queste problematiche, dagli studi epidemiologici, risultano unanimamente elevate, ma largamente oscillanti tra il 10 e il 52% per gli uomini e tra il 25 e il 63% per le donne a causa soprattutto della difficoltà per la medicina e la psicologia di individuare una eziologia precisa del problema (Wylie & Kenney, 2010; Jiann et al., 2009; Hatzimouratidis, 2007; Beutel et al., 2006; Simon et al., 2001.). É chiaro, infatti, come in molti casi non può essere stabilita una precisa relazione eziologica tra una disfunzione sessuale e un’altra condizione medica in quanto la recente letteratura scientifica ha dimostrato che la risposta sessuale non è un processo lineare ed uniforme e la distinzione dei disturbi può essere artificiosa (Prause et al., 2016; Puppo & Puppo, 2015; Sungur e Gündüz, 2014).

Alcune condizioni, come la disfunzione erettile nell’uomo o il disturbo dell’orgasmo femminile, possono essere considerate una variazione della risposta sessuale: a volte un’alterazione transitoria o cronica del normale funzionamento, effetto di patologie medico-sistemiche, altre volte possono emergere come conseguenza di un problema relazionale o in risposta a comportamenti del partner.

Delle risposte importanti sulle situazioni di sofferenza che molte persone accusano nell’intimità delle loro relazioni e che certamente ne influenzano proprio la loro qualità, arrivano dalla fenomenologia e dagli approcci che studiano l’essere umano attraverso i suoi propri modi esistenziali, siano essi esperienziali o narrativi, tramite un approccio in prima persona.

C’è un’importante accordanza scientifica tra gli studiosi della post-modernità nel definire sufficientemente superato il dualismo cartesiano mente/corpo (che persiste nel setting clinico ogni volta che i medici dicono ai pazienti «la sofferenza è tutta nella tua mente») a favore di una visione integrata psico-neuro-endocrina e immunitaria indicando, in questo modo, la possibile influenza di più fattori come causa delle manifestazioni di sofferenza nell’ambito delle disfunzioni sessuali.

«Anche nel caso della sessualità, che per molto tempo
è stata però creduta il prototipo della funzione corporea,
non ci troviamo di fronte a un automatismo periferico,
ma a una intenzionalità che segue
il movimento generale dell’esistenza
e declina con essa» 

Merleau-Ponty,1945. 

Secondo l’importante fenomenologo francese Merleau-Ponty, come anche confermato successivamente da alcuni importanti studi scientifici di ordine fisio-biologico, risulta abbastanza riduttivo parlare della sessualità come di una semplice attivazione e funzionamento  di singole parti del corpo: il sentirsi bene, essere una persona sana e attiva nel mondo non può fare altro che guidare, con la relativa qualità, anche la sessualità, essendo questa una modalità di espressione dell’intenzionalità dell’individuo all’interno di un mondo fatto di relazioni.

La sessualità non è un riflesso autonomo, dove è possibile distinguere semplici organi anatomicamente fonte di sensazioni di piacere, la sua funzionalità non può essere paragonata a quella di un ginocchio o di una spalla, essa è internamente legata a tutta la persona, in un rapporto di espressione reciproca. Se la sessualità fosse declinabile solo nei suoi organi e parti fisiche, dotati di una propria indipendenza, le deviazioni sessuali e le patologie sarebbero riconducibili esclusivamente a lesioni anatomiche, che come risulta evidente, non sono sempre presenti.

«L’importanza annessa al corpo e le contraddizioni dell’amore
si collegano a un dramma più generale che dipende
dalla struttura metafisica del mio corpo,
oggetto per l’altro e al tempo stesso
soggetto per me».

Merleau-Ponty, 1945.

Dai pensieri di Merleau-Ponty si evince invece come nella sessualità sana si sperimenti un rapporto reciproco tra il corpo-proprio e il corpo-dell’-altro, rapporto autentico che segue il modo di essere di ogni persona. La sessualità non è quindi un’aggiunta all’uomo, un semplice attributo, va posta invece al pari del pensiero in quanto fa parte del movimento umano ed è mediata nella sua manifestazione dai modi di ogni persona di vivere se stessa, dai modi di fare esperienza.

Le vicende sessuali di una persona forniscono una chiave per la comprensione di molti significati della sua vita, poiché in queste si mostrano i modi di essere nei confronti del mondo: la sessualità e l’esistenza sono protagoniste di un’influenza e una condivisione reciproche e costanti.

Vediamo ora un esempio di caso clinico che ha come protagonista una ragazza che manifesta un disturbo dell’orgasmo.

Esempio di caso clinico:

P=Paziente

T=Terapeuta

P: Non mi era mai capitato di vivere una storia così, non credevo in realtà di esserne capace; finalmente avevo conosciuto un ragazzo con le idee chiare, che sapeva dove voleva arrivare, non come nella mia precedente relazione. Mi sono sentita subito molto sicura con lui. Comunque avevo paura che nel momento in cui lui avesse scoperto dei miei problemi con il sesso, non mi avrebbe accettata; in realtà non ho dovuto nemmeno dirglielo perché mi sentivo davvero bene, lui era molto attento ed io avevo sempre una gran voglia di farlo; è stato un periodo stupendo!

La paziente, più o meno in tutto il primo anno della storia con l’attuale compagno, si definisce felice e sicura di sé, nonostante abbia lamentato nel corso delle sue precedenti relazioni un disturbo dell’orgasmo. In questo periodo, il sesso invece è molto soddisfacente: il compagno è un ragazzo che riesce a darle molte attenzioni ed insieme sembrano in grado di guardare in maniera rassicurante verso il futuro.

Però, a circa un anno dal momento dell’inizio della loro relazione, le cose cominciano un po’ a cambiare: l’abitudine comincia a pesare, le condizioni economiche non permettono ai due di potersi progettare nel futuro più di tanto; cambia il loro modo di fare esperienza e anche la sessualità ne paga le conseguenze

P: Molto spesso ci fermavamo a casa sua la sera, vedevamo qualche film e poi lo facevamo.

T: Era per te soddisfacente?

P: Non sempre!

T: Spiegati meglio.

P: In quella fase del nostro rapporto ha cominciato a non capirmi più, io facevo un sacco di cose per lui, ma più mi impegnavo, più diventavo invisibile. Lo aiutavo spesso in casa, in più molte volte dovevo subire le menate che gli facevano i genitori, situazioni in cui lui era spesso passivo, poi però io dovevo ascoltarlo per poterlo tranquillizzare.
Anche il sesso non era molto soddisfacente, ma mi sentivo in dovere di farlo!

T: Ma avete discusso di queste difficoltà?

P: In realtà si. A volte questa situazione è un po’ demotivante per il sesso, perché anche se mi sento pronta, so che è molto probabile che non avrò un orgasmo; però il fatto stesso di sapere che rifiutandomi di farlo lo può rendere infelice, significa che cerco di non dirgli di no.
Quindi sto facendo qualcosa che non voglio necessariamente fare; fatto sta che di orgasmi nemmeno l’ombra e quando se ne è accorto ne abbiamo parlato.

T: Come è andata?

P: All’inizio non l’ha presa molto male! Pensava fosse soltanto un periodo stressante per me; poi ha cominciato a chiedermi se con gli altri ragazzi era successo pure, cosa che io ho confermato. Nel tempo però è diventato un vero ostacolo perché è come se abbia automaticamente pensato che lui avrebbe potuto farlo accadere. Da quel momento in poi è stato abbastanza estenuante, ma siccome non ha funzionato si è stufato dopo un po’ e abbiamo così deciso che quando verrà, verrà. Però, da quel momento, non lo abbiamo più fatto per un po’ di tempo.

T: Quando ci avete riprovato come stavate insieme? Come è andata?

P: Possibilmente è andata anche peggio di prima, ho cominciato ad avere dolore, ma non glielo dicevo sempre, quando potevo sopportare lo facevamo.

Dai discorsi fenomenologici sul tema della sessualità emerge la presenza necessaria di una fusione di corpo, esistenza e percezione; il corpo non è un indumento che si toglie e si mette, ma acquisisce un valore “simbolico” nel momento in cui pone gli uni di fronte gli altri in una relazione costantemente avvolta dalla sessualità, che viene appunto definita come una sorta di atmosfera. 

Rimane perciò fondamentale, al netto di possibili predisposizioni negative che comunque possono influenzare una sana manifestazione della sessualità, riuscire ad ammorbidire tutti gli spigoli del nostro carattere o gli eventuali impedimenti che la vita ci propina, ripristinando un’armonia tra quello che siamo e il mondo che viviamo, partendo da una maggiore comprensione di ognuno di noi.

Bibliografia

  • Beutel ME, Weidner W, Brähler E. (2006). Epidemiology of sexual dysfunction in the male population. Andrologia. 38(4):115-21.
  • Hatzimouratidis K. (2007). Epidemiology of male sexual dysfunction. Am J Mens Health. 1(2):103-25. doi: 10.1177/1557988306298006.
  • Jiann BP, Su CC, Yu CC, Wu TT, Huang JK. (2009). Risk factors for individual domains of female sexual function .J Sex Med. 6(12):3364-75. doi: 10.1111/j.1743-6109.2009.01494.x.
  • Merleau-Ponty, M. (1945). Phenomenologie de la Perception. Paris: Librairie Gallimard (trad. it. Fenomenologia della percezione. Milano: Studi Bompiani, 2003).
  • Prause, N., Kuang, L., Lee, P., Miller, G. (2016). Clitorally stimulated orgasms are associated with better control of sexual desire, and not associated with De-pression or Anxiety, compared with vaginally stimulated orgasms. PlumX Me-trics. 13 (11):1676-1685. doi.org/10.1016/j.jsxm.2016.08.014.
  • Puppo, V., Puppo, G. (2015) Anatomy of sex: Revision of the new anatomical terms used for the clitoris and the female orgasm by sexologists. Clin Anat. 28(3):293-304. doi: 10.1002/ca.22471.
  • Simon JS, Carey MP. (2001). Prevalence of sexual dysfunctions: results from a decade of research. Arch Sex Behav  30:177.
  • Sungur, M.Z., Gündüz, A., (2014). A comparison of DSM‐IV‐tr and DSM‐5 de-finitions for sexual dysfunctions: critiques and challenges. J Sex Med. 11(2):364-73. doi: 10.1111/jsm.12379.
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