La neuropsicologia è una disciplina scientifica che studia i deficit cognitivi ed emotivo-motivazionali causati da lesioni o disfunzioni del sistema nervoso centrale con lo scopo di esplorare la struttura funzionale della mente e i suoi correlati neurali (neuropsicologia sperimentale) e di fare diagnosi (neuropsicologia clinica).

Il termine “neuropsicologia” cominciò ad essere utilizzato a partire dalla metà del 1800, momento in cui iniziò ad affermarsi come disciplina distinta dalla psicologia e dalla neurologia. In Italia la nascita nella neuropsicologia come disciplina scientifica viene simbolicamente fatta risalire alla fondazione della rivista “Cortex” a Milano nel 1964 ad opera di De Renzi e Vignolo (Vallar, 2011).

Da allora la neuropsicologia ha avuto uno sviluppo crescente e oggi integra le conoscenze non solo di neurologia e psicologia, ma anche di altre discipline come neuroradiologia, medicina nucleare ed elettrofisiologia.

 

La relazione mente-cervello

Al medico tedesco Franz Joseph Gall va il merito di essere stato il primo nella storia a sviluppare una teoria sulla relazione mente-cervello. Il localizzazionismo ipotizzava che:

  1.  il cervello è l’organo della mente;
  2.  la mente è costituita da un numero definito di facoltà;
  3.  le facoltà sono innate e localizzate in specifiche regioni (organi) della corteccia cerebrale;
  4.  le dimensioni di ogni regione sono indice dello sviluppo della facoltà lì localizzata;
  5. la corrispondenza tra lo sviluppo maggiore o minore di una particolare facoltà e il volume aumentato o diminuito della regione cerebrale a essa associata determina la comparsa di una protuberanza o di una depressione della parte di osso cranico sovrastante;
  6.  palpando le diverse regioni del cranio è possibile determinare lo sviluppo delle facoltà mentali dei singoli individui.

Questa teoria, che risale agli inizi dell’800, cadde nel discredito già a partire dalla metà dello stesso secolo poichè non trovò conferma scientifica. Gall ipotizzò l’esistenza di innumerevoli facoltà mentali e delle relative localizzazioni che non trovarono mai un riscontro sperimentale, eccetto per il linguaggio la cui localizzazione determinò l’inizio della neuropsicologia moderna.

Nonostante le sue teorie siano state smentite, l’idea di un’organizzazione della mente in componenti distinte e localizzate in diverse parti del cervello è oggi il paradigma prevalente nelle neuroscienze cognitive.

 

La nascita della neuropsicologia

La nascita della neuropsicologia viene fatta risalire al 1861, quando il medico francese Paul Broca descrisse il caso di un paziente che presentava un’emiparesi destra e un’incapacità di esprimersi a parole a fronte di una capacità di comprensione linguistica e intelligenza preservate.

Il paziente di Broca divenne noto come monsieur Tan-tan poichè riusciva a produrre solo le sillabe “tan, tan”.

L’esame anatomo-patologico condotto post-mortem di monsierur Tan-tan rivelò una lesione della parte ventrale della terza circonvoluzione frontale, quella che oggi viene chiamata area di Broca. La correlazione anatomo-clinica permise a Broca di accertare la localizzazione del linguaggio nei lobi frontali dell’emisfero sinistro.

 

Cervello del paziente di Broca conservato al Musée Dupuytren di Parigi

 

La correlazione anatomo-clinica è metodo che mettere in relazione la sede e l’estensione di una lesione cerebrale con i deficit delle funzioni cognitive mostrati da un paziente. Permette, quindi, di inferire che:

  1. la lesione a una particolare area cerebrale causa un particolare deficit
  2. la funzione mentale compromessa è localizzata in quell’area

Questo metodo fu introdotto da Bouillaud e Broca quando nella seconda metà dell’800 ripresero le teorie di Gall sulla localizzazione del linguaggio nei lobi frontali studiando pazienti con lesioni cerebrali.

Nel periodo “classico” della neuropsicologia, compreso tra il 1861 e il 1920, furono descritti i principali deficit delle funzioni cognitive superiori e le loro basi cerebrali e fu concepito un nuovo modello della struttura delle funzioni mentali superiori: lo schema centri-connessioni.

I centri contengono determinate rappresentazioni e sono localizzati in regioni corticali specifiche; le connessioni (i fasci di sostanza bianca) collegano i diversi centri consentendo il trasferimento di informazioni. Questa concettualizzazione portò alla costruzione di diagrammi basati sull’osservazione di pazienti per descrivere il funzionamento di funzioni mentali superiori; uno degli esempi più famosi è il modello del linguaggio di Wernicke che aveva osservato pazienti che si comportavano in maniera opposta rispetto al paziente riportato da Broca. I pazienti con afasia di Wernicke, infatti, presentano una compromissione della comprensione uditivo-verbale, ma non della produzione del linguaggio; i pazienti con afasia di Broca presentano deficit di produzione, ma non di comprensione.

 

La neuropsicologia moderna

Nei decenni successivi, l’approccio dei costruttori di diagrammi fu sottoposto a diverse critiche:

  1. alla fine dell’800 molti neurologi preferivano un approccio più unitario e meno localizzazionista delle funzioni cognitive
  2. le osservazioni empiriche erano limitate a pochi pazienti, studiati singolarmente, non c’erano gruppi di controllo e non si utilizzavano test standardizzati.
  3. Il metodo utilizzato dal periodo classico, infatti, offriva solo delle osservazioni cliniche e non si avvaleva di un metodo scientifico di ricerca.
A partire dagli anni ’50 del secolo scorso i neuropsicologi hanno, quindi, cominciato a fare ricerca su gruppi di pazienti non selezionati in base a un particolare deficit, ma in base alla sede della lesione, a utilizzare test standardizzati che fornivano misurazioni quantitative della prestazione dei pazienti e a implementare procedure statistiche per confrontare le prestazioni dei pazienti con cerebrolesione a quelle di soggetti neurologicamente indenni.
 
Attualmente la ricerca in neuropsicologia indaga i deficit determinati da lesioni cerebrali sia in pazienti singoli che in gruppi di pazienti che presentano uno stesso deficit cognitivo in maniera omogenea.
 
Inoltre, le nuove metodiche di neuroimmagine strutturale (TAC e risonanza magnetica) e funzionale (es., PET e risonanza magnetica funzionale) sono in grado di evidenziare la sede e l’estensione della lesione causa del deficit in vivo e forniscono una misura dell’attività cerebrale. Questo ha permesso di dare nuova vita agli studi di correlazione anatomo-clinica propri degli inizi della neuropsicologia.
Bibliografia
Vallar, G. (2011). Introduzione alla neuropsicologia. In G., Vallar & C., Papagno (Cur.), Manuale di neuropsicologia (pp. 9-19). Il Mulino.
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