Gli anziani rappresentano la fascia di popolazione maggiormente a rischio di esiti gravi o infausti a causa del covid 19. Questo stato di cose, che ci sentiamo continuamente ripetere dai media negli ultimi mesi, ha contribuito ad aumentare lo stato di isolamento sociale tra le persone anziane.

In seguito a vari livelli di lockdown, infatti, gli anziani si sono trovati a dover rinunciare a tutte quelle attività che riempivano le loro vite: l’associazionismo, la. frequentazione delle Università della Terza Età, il volontariato, ma anche semplicemente la frequentazione di luoghi di aggregazione come i Centri anziani o i bar.

Ci siamo quindi chieste quali siamo gli effetti sulla salute fisica e psicologica dell’isolamento sociale dovuto al Covid 19 in questa fascia di popolazione.

 

Isolamento sociale e solitudine

 

Negli ultimi anni il mondo accademico che si occupa di geriatria ha posto l’attenzione ai concetti di solitudine, intesa come la percezione soggettiva di mancanza di relazioni significative e di isolamento sociale, riconoscendo l’esistenza un’emergenza globale tra gli anziani.

Circa un terzo delle persone anziane, infatti, risulterebbe esperire sentimenti di isolamento e solitudine, fattori che conducono a numerosi outcome negativi a livello di salute fisica e psicologica, oltre che peggiorare la qualità di vita e aumentare la mortalità prematura.

Sono ormai noti molti fattori che possono predisporre gli anziani a trovarsi soli, come per esempio: vivere da soli o in una comunità rurale, un povero stato funzionale, vedovanza, essere donna, basso reddito, bassa scolarità, perdite, depressione e sentirsi incompreso dagli altri.

Nella situazione di emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che impone una maggiore distanza sociale, diviene di fondamentale importanza tenere attentamente in considerazione questi fattori per la valutazione e l’aiuto delle persone anziane.

Durante il primo lockdown, gli operatori sanitari e sociali si sono trovati a dover ricorrere a numerose nuove strategie di intervento per non lasciare soli gli anziani, da cui si sono imparate delle preziose lezioni: è infatti sempre più evidente la necessità di valutare la solitudine e di predisporre degli interventi per combatterla.

 

Contatto sociale come fattore preventivo nelle demenze

 

È ormai risaputo, che l’isolamento sociale costituisca un fattore di aumento del rischio nello sviluppo di decadimento cognitivo.

Secondo il Report sulla prevenzione, intervento e cura delle demenze, aggiornato dalla Lancet Commission nel 2020, infatti, il contatto sociale (considerato un fattore protettivo) migliora la riserva cognitiva e stimola comportamenti salutari, mentre l’isolamento sociale, oltre a essere un fattore di rischio, costituisce un sintomo prodromico della demenza.

Per esempio, uno studio inglese ha rilevato che una buona socialità in persone con 60 anni è correlato con una diminuzione significativa del presentarsi di decadimento cognitivo 15 anni dopo.

Inoltre, anche se le evidenze sono poche, sembrerebbe che la facilitazione di incontri e gruppi di discussione in persone over60 sia associata al miglioramento del funzionamento cognitivo globale e all’aumento del volume cerebrale.

 

Covid-19 Social Connectivity Paradox

 

Un gran numero di persone anziane continua efficacemente a vivere la propria vita attivamente e a contatto con gli altri, partecipando ad attività di volontariato, prendendosi cura dei nipoti e di altri familiari in difficoltà, stando insieme ad amici e familairi.

La diffusione del Covid-19 però, ha condotto all’interruzione di tutte queste attività, a causa della necessità di protezione e di attuare il distanziamento sociale al fine di proteggersi da contagio.

Il paradosso consiste nel fatto che per proteggere la salute degli anziani, essi devono isolarsi, stare soli e svolgere meno attività, evitando di mettere in atto comportamenti che a loro volta andrebbero a migliorare la loro salute fisica e psichica.

Più nello specifico, il paradosso postula che all’aumentare del livello di interazione sociale di una persona anziana, essa si protegge dall’isolamento e dalla disconnessione sociale, ma aumenta il rischio di contrarre il covid 19; al contrario, se l’attivazione fisica e le interazioni con gli altri diminuiscono, l’anziano è più a rischio di isolamento e disconnessione ma si protegge dal contrarre il Covid 19.

 

 

Come uscire dal paradosso?

 

Secondo alcuni autori, un modo efficace per far fronte a questo circolo vizioso è sperimentare una “connettività. distanziata”, ossia favorire la socialità delle persone anziane attraverso telefono, computer e smartphone.

In effetti durante la pandemia si son sviluppati molti servizi che si avvalgono di questi strumenti tecnologici, sebbene in alcuni casi si debba far fronte con un po’ di diffidenza degli anziani e con il fatto che fino ad ora sono stati poco abituati all’utilizzo della tecnologia.

Anche noi che lavoriamo con questa fascia di popolazione, però, notiamo con piacere ancora una volta come molte persone over 65 siano sempre più disponibili a mettersi in gioco, sperimentando nuove forme di interazione.

 

 

Bibliografia

Berg-Weger, M., & Morley, J. E. (2020). Loneliness and social isolation in older adults during the Covid-19 pandemic: Implications for gerontological social work.

Livingston, G., Huntley, J., Sommerlad, A., Ames, D., Ballard, C., Banerjee, S., … & Costafreda, S. G. (2020). Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission. The Lancet396(10248), 413-446.

Sepulveda-Loyola, W., Rodríguez-Sánchez, I., Perez-Rodriguez, P., Ganz, F., Torralba, R., Oliveira, D. V., & Rodríguez-Mañas, L. (2020). Impact of social isolation due to COVID-19 on health in older people: Mental and physical effects and recommendations. The journal of nutrition, health & aging, 1-10.

Smith, M. L., Steinman, L. E., & Casey, E. A. (2020). Combatting Social Isolation Among Older Adults in a Time of Physical Distancing: The COVID-19 Social Connectivity Paradox. Frontiers in public health8, 403.

 

 

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