La fibromialgia (FM) è un disturbo caratterizzato da dolore muscolo-scheltrico diffuso e fatica cronici .

Questa condizione clinica colpisce circa il 2-3% della popolazione, nella maggior parte donne; la prevalenza aumenta con l’età ed è la terza condizione di dolore muscoloscheletrico più frequente.

I sintomi che spesso accompagnano il disturbo sono: fatica, disturbi cognitivi, sintomi somatici e psichiatrici multipli. L’eziologia e la patofisiologia della fibromialgia sono incerte: sembra essere una patologia legata alla regolazione cerebrale del dolore e le evidenze più recenti la classificano come sindrome della sensibilizzazione centrale.

Negli anni i criteri diagnostici per la fibromialgia hanno subito differenti cambiamenti e la maggiore difficoltà è ancora oggi costituita dall’assenza di un correlato organico definito e di esami strumentali utili. Nel 2019, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un gruppo di lavoro dell’International Association for the Study of Pain (IASP) ha sviluppato un sistema di classificazione, incluso nell’ICD-11, dove è stata la FM è inserita come dolore primario cronico, per distinguerlo dal dolore secondario a una malattia sottostante.

 

Le cause della fibromialgia

Le cause e i processi patologici che conducono allo sviluppo della fibromialgia sono tutt’oggi scononsciuti, ma è ormai chiaro che l’eziologia è multifattoriale. Molti fattori quindi possono contribuire allo sviluppo di questa patologia, come:

  • predisposizione genetica
  • fattori emotivi (eventi di vita stressanti, tratti di personalità)
  • sensibilizzazione al dolore centrale (ridotta soglia del dolore)
  • disordini all’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
  • anomalie del tono vegetativo
  • interazione dei disturbi del sonno come trigger del dolore
  • meccanismi infiammatori

 

Essendo una condizione clinica senza corrispettivo organico, purtroppo la fibromialgia rimane non diagnosticata nel 75% delle persone che ne soffrono. L’incertezza medica che contorna la fibromialgia, infatti, si traduce spesso in anni di sintomi, numerose visite, specialisti e approfondimenti prima di arrivare alla diagnosi, con conseguente carico psicologico negativo.

Sembra, invece, che ricevere una diagnosi sia molto d’aiuto per affrontare il disagio dovuto alla polisintomatologia, e intervenga nel ridurre dubbi e paure, che si pongono come i principali fattori psicologici amplificando il disturbo stesso. L’etichetta diagnostica, infatti, legittima i sintomi soggettivi, rassicurando. la persona e mettendola in condizione di far fronte alle proprie problematiche.

 

Dolore cronico e sensibilizzazione centrale

Il dolore è uno dei sintomi principali della fibromialgia ed è quindi verosimile che alla base di questa malattia vi sia un’anomala elaborazione del dolore a livello cerebrale.

Facendo un passo indietro, è necessario definire il dolore: esso infatti non è una mera manifestazione sensoriale, ma va considerato come unesperienza sensoriale ed emozionale spiacevole che può variare profondamente tra le persone; anche nello stesso individuo può assumere connotazioni differenti a seconda del contesto e del significato del dolore e dello stato psicologico della persona.

 

Nella fibromialgia, sembra effettivamente esserci un problema con l’elaborazione del dolore nel cervello. I pazienti spesso diventano ipersensibili alla percezione del dolore (iperalgesia). La costante ipervigilanza del dolore è anche associata a numerosi problemi psicologici. Le anomalie osservate nella fibromialgia includono:

  • livelli elevati dei neurotrasmettitori eccitatori come il glutammato e la sostanza P
  • diminuzione dei livelli di serotonina e norepinefrina nelle vie discendenti anti-nocicettive nel midollo spinale
  • miglioramento prolungato delle sensazioni di dolore
  • disregolazione della dopamina
  • alterazione dell’attività degli oppioidi endogeni cerebrali.

 

I sintomi

I sintomi cardine della fibromialgia sono:

  • dolore cronico diffuso: il dolore nella fibromialgia è diffuso bilateralmente in tutto il corpo, coinvolge spesso i muscoli ma anche le giunture
  • fatica cronica: associata al risveglio, a sonno leggero e alla difficoltà a intraprendere attività anche minime, ma può essere peggiorata anche dall’inattività prolungata

Altri disturbi comunemente presenti nelle persone fibromialgiche possono essere:

  • disturbi cognitivi: spesso viene riferita la “fibro fog“, ossia una condizione di difficoltà attentiva e nello svolgere compiti che richiedono velocità di pensiero
  • difficoltà psicologiche: al momento della diagnosi dal 30 al 50% delle persone presenta ansia o depressione
  • mal di testa
  • parestesie a entrambe le braccia o le gambe
  • sindrome dell’intestino irritabile, reflusso gastroesofageo e altri disturbi gastrointestinali
  • altri sintomi: secchezza degli occhi, dispnea, disfagia e palpitazioni.

Il trattamento

Il trattamento dovrebbe essere multimodale e costruito su quattro pilastri (educazione del paziente, fitness, farmacoterapia e psicoterapia); l’approccio dovrebbe essere individualizzato, basato sui sintomi e graduale, stabilendo obiettivi condivisi con il paziente.

  • Psico-educazione: il paziente con fibromialgia va prima di tutto rassicurato sul fatto che la sua patologia è reale. Inoltre è fondamentale  soffermarsi sui correlati psicologici e sulla necessità del loro trattamento e sull’igiene del sonno
  • Fitness: è raccomandato esercizio aerobico almeno tre volte a settimana per 30 minuti, ion quanto migliora dolore e sonno
  • Trattamento farmacologico: i farmaci utilizzati nel trattamento della fibromialgia sono prevalentemente antidepressivi e anticonvulsivi
  • Trattamento per sintomi persistenti: in alcune persone la sintomatologia non migliora nonostante i trattamenti descritti sopra; in questi casi, è utile considerare la somministrazione di terapie farmacologiche multiple, la fisioterapia e la psicoterapia

Non si hanno chiare evidenze di efficacia per la somministrazione di farmaci antidolorifici e anti-infiammatori e di terapie complementari e alternative come agopuntura, yoga, tai chi, cure termali, elettrostimolazione, ecc. Molte persone, però, in assenza di risultati positivi legati ai trattamenti tradizionali ricorrono comunque a questo tipo di approcci.

I correlati psicologici

Al momento della diagnosi, dal 30% al 50% dei pazienti presenta anche difficoltà di tipo psicologico come ansia e depressione, e sono frequenti i disturbi del sonno.

Alcune ricerche hanno provato a identificare tratti di personalità specifici o condizioni psichiatriche associate alla fibromialgia, ma i risultati sono ancora poco chiari, anche se sembra esserci maggiore manifestazione di alessitimia e di disturbi di personalità ossessivo-compulsivi, evitanti, istrionici e borderline.

Assumono quindi importanza fondamentale l’incoraggiamento alla psicoterapia e la promozione di una buona igiene del sonno.

In effetti vi sono numerosi interventi che hanno mostrato risultati favorevoli come gli approcci cognitivo comportamentali, le terapie psicoeducative e mente-corpo.

Il beneficio che le persone fibromialgiche possono trarre dalla psicoterapia non è solo legato all’affrontare le problematiche emotive direttamente o indirettamente legate alla loro malattia, ma anche per gestire il dolore fisico, sintomo frequente e dirompente che caratterizza la fibromialgia. In effetti, sembrerebbe che il risultato migliore della psicoterapia sia la diminuzione del dolore.

 

Bibliografia

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