Abbiamo detto che le emozioni hanno una fondamentale componente corporea.

Secondo l’ottica fenomenologica, “l’emozionarsi è il significato incarnato della situazione in corso” (Liccione, 2011 p. 74). In questo senso possiamo dire che il contesto emotivo dà senso e significato all’esperienza che viviamo in un determinato momento, aprendo nuove possibilità di azione nel mondo.

Non per tutti però, l’emozionarsi è vissuto nello stesso modo. Esiste infatti un continuum dell’emozionarsi, a cui estremi si trovano le modalità inward e outward. Che cosa significa?

Per coloro che si emozionano prevalentemente secondo una modalità inward, il senso di stabilità personale è mantenuto prevalentemente attraverso la sintonizzazione sui segnali corporei. La relazione con gli altri e il senso della situazione in corso saranno quindi regolate sull amessa a fuoco dei propri stati interni.

Per le persone che invece hanno una modalità di emozionarsi più tendente al versante outward, l’altro (inteso come persona, contesto, valori) costituisce il riferimento per il mantenimento del proprio senso di stabilità personale. Le emozioni prendono forma dal coinvolgimento con l’altro nelle varie situazioni.

Secondo una ricerca condotta nel 2005, i due estremi del continuum sarebbero correlate ad attivazioni neurali differenti: in presenza di stimoli che elicitano paura, i soggetti che si emozionano in modo viscerale mostrano una maggiore attivazione di amigdala, ippocampo e corteccia prefrontale mesiale, mentre in coloro che si situano sul versante outward le arre maggiormente attive erano la corteccia del gro fusiforme, la corteccia occipitale e la corteccia prefrontale dorsolaterale.

 

 

Bibliografia

Arciero, G., & Bandolfi, G. (2012). Sé, identità e stili di personalità. Bollati Boringhieri.

Liccione, D. (2011). Psicoterapia cognitiva neuropsicologica. Bollati Boringhieri.

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