Il fenomeno dell’isteria ha fatto nascere nel corso del tempo molti interrogativi sul rapporto tra mente e corpo e tra comportamento ed emozioni, ma ancora oggi non abbiamo risposte esaustive.
 
La ricerca neuroscientifica è riuscita grazie alle tecniche di neuroimaging a individuare specifiche attivazioni a livello di alcuni circuiti cerebrali durante le esperienze di conversione a conferma dell’esistenza di questo fenomeno.
Una revisione della letteratura pubblicata nel 2015 da Vuilleumier sulla rivista Clinical Neuropsychology, si è concentrata sugli studi di neuroimaging effettuati sui disturbi da conversione.
I disturbi di conversione sono definiti come sintomi neurologici che insorgono in assenza di un danno organico al sistema nervoso.
Questa revisione sintetizza i recenti risultati che sono stati ottenuti in questo campo insieme all’ipotesi neurobiologica che è stata proposta per spiegare i sintomi di conversione, in particolare quelli motori. Il modello ipotizzato sottolinea il ruolo fondamentale della corteccia prefrontale ventromediale (VMPFC), del precuneo e di alcune strutture limbiche. Queste  aree, infatti, risultano frequentemente iperattivate nei pazienti con disturbi di conversione parallelamente a un ridotto coinvolgimento delle aree motore primarie e/o sensoriali.
Sia la VMPFC e e il precuneo sono aree chiave per l’accesso alla rappresentazione interna di sè, per l’integrazione di informazioni da memoria e immaginazione con rilevanza emotiva e per rappresentazioni sensoriali.
Pertanto, è stato postulato che i sintomi di conversione possano essere il risultato di un’alterazione delle funzioni sensomotorie coscienti e dell’autoconsapevolezza sotto l’influenza di rappresentazioni affettive e sensoriali in queste regioni che potrebbero promuovere certi schemi di comportamento in risposta a stati emotivi particolari.
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