La depressione

 

Abbiamo parlato spesso di neuroplasticità, ossia della capacità del nostro cervello di cambiare adattandosi alle condizioni ambientali.

Ma quale tipo di rapporto esiste tra la neuroplasticità e la depressione?

La depressione non solo provoca sofferenza psichica, ma rende chi ne soffre più vulnerabile a malattie cardiache e cerebrovascolari e a una mortalità maggiore rispetto alla popolazione generale.

È stato osservato che nei pazienti depressi sono frequenti cambiamenti nella struttura cerebrale. In particolare, le regioni cerebrali coinvolte sono:

  • ippocampo
  • corteccia prefrontale
  • amigdala

Anche se le relazioni causa-effetto non sono ad oggi del tutto chiare, lo studio del complesso rapporto tra neuroplasticità e depressione è senza dubbio un campo che potrà portare grandi risultati nei prossimi decenni.

Probabilmente il rapporto sintomi depressivi-cervello è comprensibile alla luce di una complessa interazione bilaterale.

Quello che sicuramente sappiamo, è che potrebbero esserci moltissimi passi avanti nella proposta di nuovi trattamenti farmacologici e non, tenendo in considerazione anche l’aspetto neurale del disturbo.

Depressione sorridente

 

Considerando invece le modalità di espressione di questo disturbo, secondo alcuni studi, molte persone nascondono i sintomi depressivi sotto una maschera di serenità e felicità.

Tale condizione patologica viene sperimentata da persone che all’apparenza non avrebbero nessun motivo per essere depressi, ma che nel profondo esperiscono sentimenti quali tristezza, perdita di speranza, stanchezza, eccessiva sofferenza, in seguito alle critiche , preoccupazione per un anticipato fallimento.

La “depressione sorridente” fa riferimento a una manifestazione atipica della sintomatologia depressiva, che si presenta in percentuali che vanno dal 15 al 40% dei casi di depressione.

Molto spesso la durata della sintomatologia è molto lunga, in quanto frequentemente le persone non sono propense a chiedere aiuto, e grave, correlando a un aumentato rischio di suicidio.

Appare molto peculiare, inoltre, il rapporto che questi individui avrebbero con il mondo dei social, dove ostenterebbero felicità e divertimento, nonostante il reale stato emotivo vissuto sia tutt’altro.

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