Sappiamo che leggere faccia bene per molte ragioni, una tra queste è legata all’aumento di connessioni che la lettura genera.

 

Ma fino a che punto leggere un romanzo modifica le connessioni cerebrali?

Nel 2013 è stato condotto uno studio presso la Emory University in cui è stato chiesto ai partecipanti di leggere per 9 sere trenta pagine di un romanzo. Ogni mattina, a mente riposata, gli stessi soggetti venivano sottoposti a risonanza magnetica funzionale.

Cosa hanno rilevato gli studiosi?

Hanno riscontrato un aumento di connettività in due aree:

A livello del solco centrale del cervello (un’area che separa la corteccia motoria da quella sensitiva).
L’attivazione di quest’area si spiega come se la lettura fosse uno specchio in cui guardarsi. I movimenti realizzati dai personaggi dei libri attivavano nel cervello dei lettori le stesse aree che si sarebbero attivate se avessero svolto in prima persona quei movimenti. Quest’area del cervello è infatti importante nel rilevare le sensazioni corporee e negli aspetti connessi all’empatia.

A livello del lobo temporale sinistro (un’area associata al linguaggio).
La maggior connettività cerebrale riscontrata viene spiegata come un effetto della lettura della sera precedente. Tale effetto è stato definito dai ricercatori “effetto ombra”. L’impronta della lettura permane nel cervello fino a cinque giorni dopo che la lettura è finita, ma se il libro che abbiamo letto ci è piaciuto particolarmente può rimanere più a lungo.

Berns G., Blaine K., Prietula M., Pye B.E. (2013). Short- and Long-Term Effects of a Novel on Connectivity in the Brain. Brain ConnectivityVol. 3, No. 6

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