Le difficoltà finanziare possono condurre a una totale perdita di speranza, ma con le giuste soluzioni economiche e psicologiche pre prevenire il suicidio è possibile risollevarsi.

 

Nel periodo dal 2012 al 2018, in Italia ci sono stati 937 suicidi per motivazioni economiche, oltre a 661 tentati suicidi. Un totale di 1598 persone che hanno pensato di non avere più speranza di risollevare la propria situazione finanziaria (dati tratti dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, coordinato dalla Link Campus University).

Eppure, in Italia dal 2012 vige una la legge n. 3/2012, detta appunto “legge antisuicidio”, che nasce in seguito alle tristi conseguenze della crisi finanziaria del 2008-2010, in cui già si erano osservati numerosi suicidi per motivazioni economiche.

Purtroppo tali misure non sono abbastanza conosciute tra la popolazione, e molte persone che si trovano in difficoltà non sono a conoscenza della possibilità di applicare le giuste soluzioni economiche e psicologiche per prevenire i suicidi e uscire dallo stato di crisi.

In che cosa consiste la legge antisuicidio? Perché è così importante conoscerla? E perché ne parliamo in un blog di psicologia?

 

La legge antisuicidio

 

 

L’obiettivo della legge antisuicidio (e delle successive modifiche) è creare le condizioni affinché cittadini, negozianti, piccoli imprenditori, liberi professionisti ecc., abbiano la possibilità di uscire da una situazione di blocco finanziario, risolvendo il proprio stato di crisi o di insolvenza, chiamato in termini tecnici sovraindebitamento.

Per sovraindebitamento si intende la situazione di chi è impossibilitato a sostenere i propri impegni economici e a rimborsare finanziamenti o altri debiti. Esso può derivare dall’eccessivo ricorso alla rateizzazione degli acquisti, oppure da imprevisti dovuti alle condizioni del mercato globale, di salute, familiari (Camera di Commercio odi Milano).

Le procedure previste dalla legge antisuicidio, oltre a essere fondamentali per il risanamento economico, hanno una grandissima valenza sociale, in quanto sono dirette a chi non avrebbe la possibilità di accedere alle classiche misure (per es. fallimento, concordato preventivo, ecc.), permettendo loro di risanare la propria situazione economica e riacquistare un ruolo attivo nell’economia.

L’importanza di questa legge consiste proprio nel fatto di non essere rivolta a grandi società, ma ai cittadini comuni e ai lavoratori autonomi (piccoli imprenditori e liberi professionisti) che si trovano in situazioni di difficoltà finanziaria.

 

 

Crisi economiche: le conseguenze psicosociali

 

 

La crisi, denominata Grande Recessione, che ha colpito l’economia americana ed europea a partire dal 2007 è stata la peggiore crisi economica globale dopo la Grande Depressione del 1929 (Mattei et al., 2019).

Come abbiamo detto sopra, tra il 2012 e il 2018 l’Osservatorio Suicidi per motivazioni economiche ha rilevato 1598 casi di suicidi o tentati suicidi. L’Osservatorio sottolinea come le caratteristiche del fenomeno siano mutate negli anni, coinvolgendo fasce differenti di popolazione e in particolare coinvolgendo sempre più persone disoccupate o soggetti che pur avendo un lavoro soffrono per precarietà e instabilità lavorativa ed economica. Inoltre, i dati mostrano un aumento anche degli anziani, che non riescono fronteggiare le spese quotidiane con la pensione.

Sono stati quindi analizzati gli effetti della situazione economica sulla salute, rilevando come non sia la crisi di per sé a produrre uno stato di fragilità psicologica e sociale, ma la carenza di un sistema di welfare in grado di farvi fronte, e in particolare le scelte governative mirate all’austerity al posto dell’implemento di programmi attivi per il mercato del lavoro (Stuckler & Basu, 2013).

Alcuni studi mostrano come in particolare in Italia, la crisi economica abbia aumentato le problematiche di salute quali i disturbi ischemici cardiologici, la mortalità per problematiche cardiovascolari, il consumo di nicotina. Inoltre si è registrato un maggior consumo di farmaci più economici e un aumento del comportamento di binge drinking, accompagnato dall’utilizzo di alcolici più scadenti (Mattei et al., 2019).

 

 

E quali saranno le conseguenze del lockdown?

 

Il lockdown presumibilmente avrà delle conseguenze economiche addirittura peggiori rispetto alla Grande Recessione, almeno secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale.

In particolare, molti tra attività medio-piccole e lavoratori rischiano di perdere il lavoro, o comunque di registrare una forte contrazione delle proprie entrate economiche, a fronte di spese rimaste immutate. Oltre alle conseguenze psicologiche derivanti dal prolungato isolamento sociale, molto probabilmente ci troveremo a fronteggiare difficoltà emotive legate alla perdita o alla dimunuzione del lavoro. 

Abbiamo già parlato dei risvolti della disoccupazione, che includono conseguenze a livello professionale, sociale e personale. Nella nostra società, infatti, il lavoro non è soltanto un’occupazione, ma spesso contribuisce a plasmare la nostra identità, a definirci come persone. Se il lavoro va male, quindi, andremo incontro a sperimentare un evento di vita stressante, dovuto alla perdita non solo del nostro sostentamento, ma anche dei benefici ad esso connessi, quali autostima, status sociale e contatti interpersonali.

Oltre alla perdita vera e propria del lavoro, però, la chiusura globale che ci troviamo ad affrontare potrebbe avere come risvolto una contrazione delle entrate economiche di piccoli commercianti e imprese, ma anche di cittadini comuni.

Questo stato di cose, può innescare un circolo vizioso per il quale l’individuo, nel tentativo di salvaguardare il proprio status socio-economico (e quindi in qualche modo la propria identità), contrae sempre più debiti dovuti per esempio ad acquisti ottenuti con rateizzazione e finanziamenti, fino a non riuscire più a sostenerli economicamente, ritrovandosi nello stato di sovraindebitamento descritto sopra. In queste situazioni, possono emergere dei veri e propri stati depressivi, accompagnati dalla sensazione di essere senza via d’uscita. Nei casi più gravi, si può arrivare a pensare che l’unica via d’uscita sia la morte.

 

La via d’uscita c’è

 

L’obiettivo che perseguiamo con il nostro lavoro, è mostrare alle persone che una via d’uscita ci può essere!

Le problematiche di cui vi abbiamo parlato in questo articolo costituiscono un complesso fenomeno psico-economico, a cui far fronte è molto complicato.

Non possiamo sapere con certezza (anche se purtroppo le probabilità sono molto alte) se l’emergenza sanitaria attuale si tradurrà in una recessione economica. Crediamo fermamente, però, che per ottenere dei buoni risultati, sia necessario agire d’anticipo, al fine di contrastare gli eventuali effetti negativi e soprattutto di avvalersi di professionisti esperti del settore.

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E il lavoro più efficace che possiamo attuare in questo momento è un lavoro multidisciplinare, che coinvolga esperti del mondo “psi” ed esperti del mondo economico, impostando soluzioni economiche e psicologiche per prevenire i suicidi legati alle motivazioni economiche.

Per questo, il team di NEPSI, in collaborazione con Tiziana Corsi, Dott.ssa Commercialista esperta in procedure fallimentari, ha inaugurato un progetto appositamente studiato per le persone che stanno affrontando una situazione complessa dal punto di vista economico e psicologico, al fine di trovare soluzioni economiche e psicologiche per prevenire i suicidi.

Per informazioni sul progetto di Psicoeconomia clicca qui.

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