Nell’ultimo decennio sono cresciuti esponenzialmente i siti internet e i contenuti dei social media definiti ‘pro-disturbi alimentari’ (pro-Eating Disorder in inglese, da cui la sigla #pro-ED). Essi sono dedicati alla diffusione di informazioni relative ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Questi sembrano particolarmente focalizzati sulle modalità di mantenimento di tali stili comportamentali. 

Nello specifico, si è sentito molto parlare sui media (un esempio qui) dei fenomeni #pro-ED nel senso di community virtuali pericolosissime e che veicolano il messaggio dell’Anoressia come scelta di vita.

Ma è proprio questo che sta dietro a questo fenomeno?

Anoressia e Social Network: #pro-ED e #thinspiration

La diffusione dei siti, delle chat e dei profili social #pro-D è oggetto di preoccupazione per la salute pubblica. La fascia d’età adolescenziale è quella su cui l’opinione pubblica e la letteratura scientifica esprimono il maggiore allarme, poiché costituisce non solo l’età più probabile d’esordio per i disturbi alimentari, ma anche quella in cui l’utilizzo di internet e in particolare dei social network è più diffuso.

 

A differenza dei precedenti mezzi di comunicazione (per esempio la televisione o la stampa), nell’ampio mondo del Web 2.0, gli adolescenti non sono più solo spettatori di messaggi predefiniti, ma hanno la possibilità di postare contenuti sul proprio modo di apparire, ricevere feedback e impostare la discussione su contenuti legati al proprio aspetto (Almenara et al., 2016).

In generale, i contenuti dei siti pro-ED includono immagini che richiamano a un ideale di estrema magrezza, le cosiddette ‘thinspiration, trucchi per mettere in atto comportamenti volti alla perdita estrema di peso (tips and tricks), e suggerimenti per nascondere a famiglia e amici il proprio comportamento alimentare disturbato. 

Nello specifico, il ‘movimento pro-ana’ si caratterizza per essere una comunità, con base quasi esclusivamente nel web (siti internet, forum, chat, social network) che supporta e consiglia chi vuole iniziare o mantenere l’anoressia (Chesley et al., 2003). Secondo alcuni autori, in tali comunità l’anoressia è concepita come una scelta di vita piuttosto che come una malattia (Udovitch, 2002), anche se questa affermazione è oggetto di discussione. Nonostante i messaggi spesso allarmanti, è stato ipotizzato che i post e le discussioni aperte tra gli utenti possano assolvere una funzione di supporto e confronto tra individui estremamente isolati nella vita reale.

Il movimento #fitspiration: quando il sano diventa malato

In un periodo più recente è nato anche un altro movimento, quello del f#itspiration. Tali gruppi online si caratterizzano per alcune differenze sostanziali rispetto alle comunità pro-ED. In primo luogo il canale di diffusione privilegiato è rappresentato dai social media, quindi piattaforme come Instagram, Facebook o Twitter, dove il posting è caratterizzato da brevi messaggi e dalla pubblicazione di  foto con le proprie didascalie più che dalla condivisione di esperienze profonde. Altra peculiarità che li distingue dai pro-ED riguarda la filosofia di base: gli account fitspiration si propongono di diffondere uno stile di vita salutare, proprio attraverso l’esercizio fisico regolare e la buona alimentazione. Anche se questi fenomeni possano sembrare ‘sani’, molti ricercatori iniziano a chiedersi quanto questa filosofia di vita possa essere legata alla messa in atto di comportamenti estremi nella vita offline, quali un comportamento alimentare eccessivamente restrittivo o delle abitudini atletiche estreme.

L’effetto dei siti #pro-ED sui pazienti con disturbi alimentari

Nei soggetti con Disturbi del Comportamento Alimentare la visione di siti e forum pro-ED è associata a stress, disregolazione del comportamento alimentare, maggiore lunghezza dei ricoveri, prognosi meno favorevole, impatto negativo su insoddisfazione corporea, dieta ed emotività negativa, (Gale et al., 2016; Rodgers et al., 2016).

Peebles e colleghi (2012) hanno condotto la più grande indagine online, coinvolgendo quasi 1300 individui. Tali autori hanno rilevato tra le più frequenti ragioni di utilizzo dei siti pro-ED la ricerca di motivazione e di trucchi per perdere peso, l’incontro di persone simili a sé e la curiosità. Hanno inoltre trovato un cambiamento delle abitudini alimentari dopo la visione dei siti, con un’implementazione di nuovi metodi per perdere peso e per la messa in atto di condotte di eliminazione. L’intenso utilizzo dei siti sembra essere fortemente associato con una più pericolosa ed estrema messa in atto di comportamenti volti alla perdita di peso e un livello di qualità di vita più basso.

Addirittura circa un terzo degli ‘utilizzatori pesanti’ possiede un proprio sito pro-ED e sostiene il pro-ED come ‘movimento’. Il sottogruppo degli heavy users sembra essere inoltre caratterizzato da una maggiore gravità della sintomatologia. Quest’ultima osservazione appare segnalare l’esistenza di diverse modalità con cui gli utenti usufruiscono dei siti:

  • gli utenti passivi, più vulnerabili all’impatto negativo, sono osservatori silenti dei siti, che ricercano solo trucchi utili al fine del mantenimento del disturbo alimentare;
  • gli utenti attivi, al contrario, costituiscono l’insieme degli individui che utilizzano questi spazi virtuali per intraprendere relazioni sociali e cercare il supporto probabilmente percepito come assente nella vita reale (Csipke et al., 2007).

Molti utilizzatori hanno infatti riportato aspetti positivi della frequentazione delle community, in termini di supporto sociale. A tal proposito, uno studio (Yeshua-Katz & Martins, 2012) in cui sono stati intervistati 33 autori di blog pro-ED conferma che tali siti forniscono un supporto percepito come irraggiungibile per questi individui nelle relazioni sociali offline.

La percezione sociale stigmatizzata dei disturbi alimentari, infatti, soprattutto per quanto riguarda l’anoressia e ancor di più l’anoressia maschile, contribuirebbe all’isolamento sociale nel mondo reale, mentre i blog sarebbero percepiti come un’audience sicura e non critica attraverso la quale poter raggiungere un senso di comunità e di supporto incondizionato.

Rispetto alla funzione svolta dai siti pro-ED per gli individui che li utilizzano, un recente studio (Gale et al., 2016) ha analizzato il fenomeno da una prospettiva inusuale, cioè intervistando 7 ragazze in cura per il proprio disturbo alimentare. Nel complesso, gli autori concludono che i siti pro-ED svolgono una funzione ambivalente: essi, infatti, sarebbero consultati dagli utenti sia per ottenere supporto, riducendo il senso di isolamento sociale, ma nello stesso tempo il confronto con altri utenti affetti da disturbo alimentare rafforzerebbe il disturbo stesso.

Poiché l’appartenenza a community pro-ED è stata descritta come una barriera alla guarigione, sarebbe auspicabile una maggiore attenzione da parte dei clinici verso questa pratica, molto spesso tenuta nascosta dagli individui con disturbo alimentare.

I sentimenti di vergogna e paura del giudizio esperiti riguardo l’utilizzo dei siti potrebbero aggravare il senso di isolamento percepito, che appare a sua volta motivarne l’utilizzo. Risulta dunque importante lo sviluppo della consapevolezza di questa tematica nell’ambito dei servizi clinici e sanitari.

Ma perché alcuni individui più di altri sono attirati da questi contenuti online?

Larga parte dei lavori riguardanti i siti pro-ED vede a queste comunità come sostenitrici di una visione del disturbo alimentare come ‘scelta di vita’ piuttosto che come una patologia. Tra gli utenti, però, questa concezione dell’Anoressia non è molto diffusa.

Csipke e collaboratori (2007) hanno, infatti, mostrato come nella maggior parte di coloro che frequenta le community l’anoressia è vista come un disturbo, e in alcuni casi lo ‘stile di vita anoressico’ è concepito più che altro nel senso di modo di vivere che pervade tutti gli aspetti dell’esistenza di una persona, senza una scelta di fondo.

Nell’emergere dell’Anoressia Nervosa (e della Dismorfia Muscolare), uno dei mezzi per mantenere la propria stabilità personale risiede nel corpo, un altro nella convalida della propria esperienza attraverso l’aderenza a un’immagine ideale, spesso derivante dal palcoscenico mediatico o sportivo (Arciero e Bondolfi, 2012).

Con lo sviluppo delle tecnologie e dei media e con la comparsa di forme più socializzate di comportamento, si assiste dalla seconda metà dell’800 all’emergere della prevalenza del carattere sociale eterodiretto (Riesman et al., 1956), caratterizzato dall’uniformità alle opinioni del gruppo. Tale individuo ricerca le linee su cui modellare le proprie azioni ed emozioni nella realtà rappresentata dai media (Arciero, 2002).

Per sentirsi positivamente definiti, in un momento in cui le relazioni sociali non sono più caratterizzate dalla prossimità, è necessario ricercare la sintonizzazione su segnali che arrivano dalla società globale dei contemporanei. Questa ‘inclinazione verso la gente’, diventa la risorsa principale su cui reggere la propria stabilità personale. 

Da notare la differenza sostanziale tra i media tradizionali (tv, radio, siti internet statici) e i social media rispetto all’aderenza a un’immagine ideale: i primi, infatti, permettono all’individuo un confronto con immagini ideali di modelli o celebrità, mentre i social media sono quasi esclusivamente basati sul posting degli utenti stessi, persone comuni, dando luogo a una tipologia di confronto sociale che può essere maggiormente rilevante per l’individuo che partecipa alla comunità pro-ED o fitspiration (Palmer, 2016). 

La partecipazione a una community #pro-ED sarebbe dunque utile alle persone affette da disturbo alimentare per creare dei nuovi punti di riferimento, necessari per sostenere il continuo bisogno di validazione della propria esperienza. Gli utenti, inoltre, avrebbero la possibilità di definire una propria identità, differente da quella della vita offline, caratterizzata spesso da solitudine e isolamento.

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