Secondo il modello bio-psico-sociale la progressione del quadro clinico della Malattia di Alzheimer, seppur caratterizzato da un quadro clinico generale comune, è strettamente dipendente da alcuni fattori caratterizzanti la persona, come fattori psicologici, la storia di vita, le preferenze personali e le relazioni sociali.

 

Abbiamo parlato di numerosi fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare una forma dementigena, ma cosa si sa rispetto all’occupazione che abbiamo svolto durante la vita?

La riserva cognitiva

 

Il nostro cervello è un organo molto plastico e questa proprietà gli consente di modificarsi in base alle esperienze che facciamo durante il corso della vita.

In particolare, secondo gli studi di Stern (2002; 2009; 2012) la riserva cognitiva consiste nello sviluppo di network neuronali aggiuntivi rispetto a quelli innati per lo svolgimento di alcuni compiti. Tali network, consentirebbero di mettere in atto strategie alternative per svolgere un determinato compito, nel momento in cui il cervello dovesse essere danneggiato a causa di una patologia quando i processi legati all’invecchiamento ne ne modificano la funzionalità.

Lo svolgimento di una data occupazione, costituisce certamente una delle esperienze di vita che contribuiscono allo sviluppo della riserva cognitiva.

 

Lavoro e Alzheimer

 

Già all’inizio degli anni ’90 è stato osservata l’associazione tra lo svolgimento di lavori manuali e un maggiore rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer (Fratiglioni et al., 1993) e altri numerosi studi hanno legato il minor impegno cognitivo durante il lavoro svolto principalmente nel corso della vita con un peggiore stato cognitivo da anziani.

Uno studio condotto nel 2003 (Qui et al., 2003) ha confermato l’associazione tra maggior rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer e aver svolto un lavoro manuale, in particolare nella produzione di beni a livello industriale. Nello specifico, alcuni dei lavori presi in esame sono stati sarti, costruttori di case e operai del settore, fabbricanti di mobili e falegnami, tecnici meccanici, formatori, tipografi, saldatori e metalmeccanici

Tale associazione sarebbe più forte per le donne, nel gruppo di “anziani giovani” e con un basso livello di istruzione.

 

Secondo gli autori, tale risultato potrebbe essere legato in parte ai cambiamenti che sono avvenuti dopo gli anni ’50 nelle industrie, e che hanno condotto a una maggiore esposizione a sostanze inquinanti, ritenute neurotossiche. Inoltre, le categorie di lavoratori prese in esame corrispondono a coloro con un livello più basso di reddito, fattore che è risultato negli anni legato a peggiori condizioni di vita generali e a una maggiore adesione a comportamenti non salutari come fumo, consumo di alcolici e minori interazioni psicosociali.

 

Bibliografia 

 

Fratiglioni L, Ahlbom A, Viitanen M, Winblad B. 1993. Risk factors for late-onset Alzheimer’s disease: A population-based, case-control study. Ann Neurol 33:258–266

Qiu, C., Karp, A., von Strauss, E., Winblad, B., Fratiglioni, L., & Bellander, T. (2003). Lifetime principal occupation and risk of Alzheimer’s disease in the Kungsholmen project. American journal of industrial medicine43(2), 204-211.

Stern, Y. (2002). What is cognitive reserve? Theory and research application of the reserve concept. Journal of the international neuropsychological society8(3), 448-460.

Stern, Y. (2009). Cognitive reserve. Neuropsychologia47(10), 2015-2028.

Stern, Y. (2012). Cognitive reserve in ageing and Alzheimer’s disease. The Lancet Neurology11(11), 1006-1012.

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