Gli stereotipi di genere che caratterizzano il nostro contesto sociale e culturale pongono delle grandi limitazioni alle donne per quanto riguarda lo sviluppo di obiettivi lavorativi coerenti con la loro preparazione.

Come si manifestano queste limitazioni?

Si è sempre libere di scegliere di stare a casa ad accudire i propri figli?

In ambiente di lavoro come vengono percepite le donne in alte posizioni?

 

Maternità e lavoro

 

Secondo un Rapporto Istat sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, nella fascia d’età tra i 18 e i 64 anni sono oltre 10 milioni i genitori con figli minori di 15 anni e la responsabilità della loro cura grava nella maggior parte dei casi sulle donne, che risultano penalizzate nel mondo del lavoro.

Il tasso di occupazione delle madri è, infatti, molto inferiore sia rispetto a quello dei padri, soprattutto se i bambini hanno meno di 6 anni, sia rispetto a quello delle donne senza figli. Le differenze tra donne che lavorano sono molto accentuate a livello territoriale: nel sud italia sono molte di più le donne inoccupate. Anche il titolo di studio è una variabile importante, in quanto tra le madri laureate l’80% lavora, a fronte del 34% tra le donne con la licenza media. Il divario con le donne senza figli scende da 21 punti percentuali se il titolo di studio è basso a 3,7 punti se pari o superiore alla laurea.

Nel momento in cui si hanno dei figli, i cambiamenti nell’attività lavorativa riguardano quasi esclusivamente le madri, di cui il 50% interrompe la propria attività. Nel momento in cui invece riprendono a lavorare, moltissime riferiscono difficoltà nel conciliare l’accudimento dei figli, soprattutto se piccoli, con gli orari lavorativi. A questo consegue una rimodulazione del lavoro, (che riguarda il 38 3 % delle madri a fronte dell’11,% dei padri) che consiste nella diminuzione o del cambiamento delle ore.

 

Gli stereotipi di genere, che spesso agiscono implicitamente, conducono le famiglie (e le donne stesse) a creare la narrazione di se stesse come prevalentemente donne-madri, unico ruolo che le renderebbe complete nella propria identità.

 

La leadership è donna?

Le donne fanno molta fatica ad affermarsi ad alti livelli lavorativi, tanto che è stato coniato il termine leadership labyrinth per indicare il tortuoso percorso che devono affrontare per arrivare in posizioni  di responsabilità.

Se abbiamo chiarito che non esistono differente cognitive e innate, come mai avviene questo?

Anche nel momento in cui una donna riesca ad affermarsi in una buona posizione lavorativa, è difficile per gli altri riconoscerle come leader, proprio perché il “ruolo di leader” e il “ruolo di donna” corrispondono a stereotipi molto diversi tra loro nell’immaginario comune.

La continua adesione al modello che gli altri e il mondo hanno scritto per noi, può addirittura condurre a vivere delle esperienza di vita in cui non siamo i protagonisti del racconto, ma solo i personaggi, con conseguente perdita dell’autenticità della propria esperienza. Il problema emerge soprattutto quando l’adesione alla strada tracciata da altri diventa fondamentale per il mantenimento del nostro senso di stabilità personale, per sentirci noi stessi.

 

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